Appena 134 milioni di euro. L’operazione verità sui crediti fiscali non utilizzabili, che avrebbe dovuto ripulire gli archivi dell’agenzia delle Entrate di molti bonus rimasti in attesa, si è per adesso rivelata un flop
A fronte di diversi miliardi di euro di crediti potenzialmente interessati, infatti, le comunicazioni inviate finora riguardano poche decine di milioni. È quanto emerso da una risposta a interrogazione di Emiliano Fenu (M5s) da parte del ministero dell’Economia, ieri in commissione Finanze alla Camera. Una risposta che arriva mentre, proprio in commissione Finanze, sta per iniziare la discussione sulla legge di conversione del Dl n. 212/2023. Per evitare un difficilissimo passaggio parlamentare, la maggioranza ha provato a far decadere il provvedimento, convogliandolo sotto forma di emendamento in un altro decreto. Questa strada, però, non è percorribile. Così, da oggi partirà un iter di conversione che si annuncia complicatissimo. Da un lato, infatti, mancano le risorse per fare qualsiasi intervento oneroso. Dall’altro, sono ancora aperte le ferite di un decreto che ha lasciato moltissimi scontenti, sia tra i partiti che tra gli operatori economici.
Tornando al monitoraggio, questo è stato introdotto la scorsa estate dal decreto n. 104/2023. La comunicazione alle Entrate va effettuata nell’ipotesi in cui i crediti non ancora utilizzati, derivanti dalle opzioni di cessione e sconto in fattura, risultino non utilizzabili «per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo». L’ultimo cessionario è tenuto a notificare la circostanza all’Agenzia. Per gli eventi conosciuti entro il primo dicembre il termine per la comunicazione era il 2 gennaio scorso. Negli altri casi bisognerà agire entro 30 giorni dalla conoscenza dell’inutilizzabilità. Questi giorni sono, allora, l’occasione per un primo bilancio su questa operazione di ripulitura degli archivi dell’agenzia delle Entrate. I numeri messi a bilancio, però, sono molto più bassi rispetto alle attese. «I bonus edilizi comunicati come non utilizzabili ammontano, alla data odierna, a 134 milioni di euro», spiega il ministero dell’Economia nella sua risposta. La cifra è decisamente bassa, anche se veniamo da solo un mese dall’esordio della nuova norma. In base ai dati delle Entrate, infatti, allo scorso 14 novembre le cessioni e gli sconti collegati a bonus edilizi erano arrivati in totale a quota 160 miliardi di euro: di questi, 25,5 miliardi sono stati già compensati.
Il question time, poi, dà indicazioni anche sul tema della remissione in bonis. I contribuenti che non sono riusciti a rispettare la scadenza di fine marzo per comunicare le opzioni di cessione e sconto relative al 2022, infatti, hanno avuto a disposizione un tempo supplementare. Entro fine novembre potevano sanare la propria posizione con la remissione in bonis, pagando una sanzione. Dal primo aprile al 30 novembre sono state inviate alle Entrate 156mila comunicazioni di prima cessione e sconto. Anche in questo caso non si tratta di un numero altissimo: il totale delle comunicazioni di cessione e sconto dal 2020 a novembre 2023 è pari, infatti, a circa 19,5 milioni. Segno che, nella pratica, la maggior parte dei contribuenti hanno chiuso la loro posizione a fine marzo. Fonte: IlSole24Ore - Giuseppe Latour e Giovanni Parente
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