Annunciata la prima riunione del "tavolo per le migliorie", che dovrà chiarire se il compenso equo nei servizi di ingegneria e architettura è un obbligo
Martedì 25 giugno potrebbero partire i lavori per il coordinamento tra Codice Appalti e norme sull’equo compenso. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, intervenuto all’assemblea annuale dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), ha spiegato che il “tavolo per le migliorie” è pronto. Il tavolo sarebbe la Cabina di regia, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per valutare l’adozione di correttivi al Codice Appalti, tra cui dei chiarimenti sull’equo compenso.
I dubbi sul coordinamento tra principi dell’equo compenso e Codice Appalti, e in particolare sulla possibilità di scegliere se applicare il principio dell’equo compenso alle gare per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura sono stati sollevati dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Nei giorni scorsi, la stessa Anac è tornata a pronunciarsi sui criteri da utilizzare nell’affidamento degli incarichi a titolo gratuito. Per riuscire finalmente ad avere una visione comune sull’argomento, tali considerazioni dovrebbero essere prese in esame dalla Cabina di regia.
I dubbi su equo compenso e Codice Appalti che bloccano gli operatori
Il Codice Appalti e la norma sull’equo compenso sono entrati in vigore da circa un anno. Il 20 maggio 2023 è entrata in vigore la Legge 49/2023, che dopo un confronto pluriennale ha stabilito il diritto a un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto e la nullità dei contratti stipulati in violazione di tale principio.
Il 1° luglio 2023 è diventato efficace il Codice Appalti, che ha suscitato subito qualche perplessità per la presenza di punti di frizione con le norme sull’equo compenso. Tra questi la riduzione dei livelli di progettazione e la conseguente necessità di aggiornamento del Decreto parametri, ma soprattutto la possibilità di affidare incarichi a titolo gratuito in casi eccezionali e in deroga al divieto generale di opere intellettuali a titolo gratuito. I professionisti tecnici hanno da subito sollecitato un confronto col Governo per l’adozione di correttivi utili a fugare i dubbi nell’applicazione delle due norme.
Lo scorso marzo, l’Anac ha affermato che il quadro normativo è poco chiaro e che, alla luce delle regole vigenti, l’applicazione dell’equo compenso è una scelta discrezionale e non un obbligo.
Ad aprile, il Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture e Trasporti, Tullio Ferrante, ha annunciato che la questione sarebbe stata affrontata nella prossima riunione della Cabina di regia. Lo stesso mese, Anac è tornata sull’argomento affermando che, a suo avviso, l’equo compenso non si applica ai servizi di ingegneria e architettura.
A maggio, il Sottosegretario Ferrante ha nuovamente annunciato il confronto nella Cabina di regia.
Il 25 giugno, con la prima riunione della Cabina di regia, potrebbe quindi iniziare l’iter per una revisione complessiva del Codice, che renda più chiara la sua applicazione. In fase di approvazione del Codice Appalti, il Ministro Salvini ha voluto un testo semplice e snello, con una quantità di parole dimezzata rispetto a quello precedente. Dato l’alto numero di dubbi e le continue pronunce del Servizio di supporto giuridico del Mit, si può concludere che l’obiettivo non è stato centrato e che la revisione è urgente.
I criteri per gli affidamenti a titolo gratuito
Se il Codice Appalti prevede la possibilità di affidare alcuni incarichi a titolo gratuito o l’esclusione di alcuni contratti dalla disciplina sugli appalti pubblici, questo non vuol dire che gli affidamenti possano avvenire arbitrariamente.
Con un comunicato del 5 giugno l’Anac ha affermato che è è sempre necessario il rispetto di determinati criteri. L’Anticorruzione ritiene che la Stazione Appaltante debba sempre verificare i requisiti dell’affidatario, anche se non sostiene alcun onere.
Negli affidamenti a titolo gratuito, ha spiegato l’Anac, devono comunque essere applicati i principi generali he regolano l’operato delle stazioni appaltanti nel settore dell’evidenza pubblica e dell’utilizzo di risorse pubbliche. Si tratta dei principi di risultato, fiducia, accesso al mercato, legalità, trasparenza e concorrenza, ma anche dell’obbligo di motivazione dei provvedimenti. La Stazione Appaltante deve quindi spiegare e rendere note le ragioni dell’affidamento per garantire la trasparenza.
Sembra quindi opportuno che la Cabina di regia si faccia carico di chiarire in modo preciso in quali casi è consentito bypassare le norme del Codice e quali siano i criteri imprescindibili per gli affidamenti.
Fonte: Edilportale
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