Affitti brevi: la Corte Costituzionale conferma i limiti dei Comuni e la gestione imprenditoriale
- Agefis

- 5 giorni fa
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La Corte costituzionale ha confermato la piena legittimità della legge regionale della Toscana che introduce limiti agli affitti brevi e rafforza i poteri regolatori dei Comuni. La sentenza chiarisce definitivamente che le locazioni turistiche brevi, se svolte in modo stabile e organizzato, rientrano nella disciplina turistico-ricettiva e possono essere soggette a vincoli urbanistici e gestionali.
Cosa ha deciso la Corte Costituzionale sugli affitti brevi?
La Consulta ha respinto il ricorso del Governo, dichiarando legittime le norme toscane che consentono ai Comuni di limitare le locazioni brevi e che qualificano l’attività extra-alberghiera come turistico-ricettiva, non residenziale.
Perché il ricorso del Governo è stato respinto
La Corte ha giudicato infondate tutte le questioni di legittimità costituzionale, chiarendo che:
la materia prevalente è turismo e governo del territorio, di competenza regionale;
le norme non incidono sull’ordinamento civile, ma sulle modalità di esercizio dell’attività economica;
i Comuni mantengono un ruolo centrale nella pianificazione territoriale.
Questa impostazione rafforza l’autonomia normativa locale rispetto a un fenomeno – quello degli affitti brevi – con impatti diretti su residenza, servizi e tessuto urbano.
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I Comuni possono davvero limitare le locazioni turistiche brevi?
Sì. La Corte ha confermato che i Comuni possono individuare zone, criteri e limiti per le locazioni brevi, soprattutto nei territori ad alta densità turistica.
Quali poteri hanno i Comuni secondo la sentenza
L’articolo 59 della legge toscana consente ai Comuni:
di individuare aree o zone specifiche;
di fissare limiti quantitativi o qualitativi alle locazioni brevi;
di intervenire con regolamenti locali motivati da esigenze territoriali.
Perché questo è rilevante per i professionisti
Dal punto di vista tecnico-amministrativo, la sentenza:
legittima regolamenti comunali differenziati;
rafforza il legame tra pianificazione urbanistica e turismo;
rende centrale l’analisi caso per caso del contesto locale.
Gli immobili per affitti brevi restano residenziali?
No, se l’attività è stabile e organizzata. La Corte ha chiarito che l’uso turistico-ricettivo giustifica una destinazione urbanistica diversa da quella residenziale.
Destinazione d’uso turistico-ricettiva: cosa significa
Secondo la Consulta:
"se un immobile è utilizzato in modo stabile ed organizzato come struttura ricettiva extra-alberghiera, la destinazione turistico-ricettiva non è irragionevole."
Implicazioni urbanistiche e tecniche
Questo principio comporta che:
l’affitto breve non è automaticamente equiparabile all’uso abitativo;
possono essere richiesti titoli edilizi o autorizzazioni specifiche;
i Comuni possono escludere l’uso residenziale puro.
Per tecnici e consulenti, questo incide su:
cambi di destinazione d’uso;
conformità urbanistica;
valutazioni di legittimità delle attività esistenti.
È obbligatoria la gestione imprenditoriale degli affitti brevi?
Sì, quando l’attività presenta le caratteristiche di una struttura ricettiva organizzata. L’obbligo è legittimo e rientra nella competenza regionale.
Perché la gestione imprenditoriale è legittima
La Corte ha chiarito che l’obbligo di gestione imprenditoriale:
riguarda le modalità di esercizio dell’attività, non i rapporti civili;
è una condizione per la classificazione turistica;
rientra nella materia del turismo.
Effetti pratici per operatori e consulenti
In concreto, questo significa:
apertura di partita IVA in molti casi;
applicazione di regimi fiscali coerenti con l’attività d’impresa;
maggiore esposizione a controlli amministrativi e fiscali.
Impatto della sentenza sul sistema nazionale degli affitti brevi
La decisione crea un precedente forte, destinato a orientare altre Regioni e Comuni verso regolamentazioni più stringenti.
Perché la Toscana fa da apripista
La Corte riconosce che:
il turismo ha impatti territoriali diretti;
le Regioni possono differenziare le discipline;
i Comuni devono poter governare l’equilibrio tra residenza e ricettività.
Questo rafforza una tendenza nazionale alla regolazione locale del fenomeno.
Conclusione
La Corte costituzionale chiarisce un punto chiave: gli affitti brevi non sono più un’area grigia. Quando incidono sul territorio, diventano materia di pianificazione, turismo e regolazione pubblica. Per professionisti e operatori, il focus deve spostarsi dalla sola fiscalità alla conformità urbanistica, amministrativa e gestionale.
FAQ – Domande frequenti sugli affitti brevi dopo la sentenza
I Comuni possono vietare del tutto gli affitti brevi?
No, ma possono limitarli in determinate zone e fissare criteri stringenti.
Un affitto breve occasionale è soggetto a queste regole?
Dipende dall’organizzazione e dalla stabilità dell’attività. La valutazione è sostanziale, non formale.
La sentenza vale solo per la Toscana?
Formalmente sì, ma crea un precedente interpretativo rilevante per altre Regioni.
Serve il cambio di destinazione d’uso per affitti brevi?
Se l’uso è stabile e organizzato, la destinazione turistico-ricettiva è legittima e può essere richiesta.
La gestione imprenditoriale è sempre obbligatoria?
È obbligatoria quando l’attività assume le caratteristiche di una struttura ricettiva.



